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Porto la cravatta quindi sono

Porto la cravatta quindi sono

Simbolo di appartenenza e autorità

La querelle è antica come la storia dell'abbigliamento maschile. Cravatta sì o cravatta no. Ed è proprio con l'arrivo dell'autunno e la ripresa a pieno ritmo delle attività istituzionali e degli appuntamenti mondani in città che le due scuole di pensiero si riscoprono più agguerrite che mai e il mondo maschile si divide tra favorevoli e contrari, anche ad alto livello. Stilisti e lookmaker sono tutti d'accordo: per la stagione appena iniziata è un must il nodo intorno alla camicia, che deve essere ne' troppo largo ne' troppo stretto. E non importa il colore, ne' la fantasia.

Al di là dei gusti e delle polemiche la cravatta resta quindi un accessorio intramontabile, quasi indispensabile, pur nella sua evidente inutilità. Un oggetto del desiderio tra i più inutili del mondo, come dice Gianni Battistoni, dell'omonima sartoria romana.
Ma utile o meno. Bella o ingombrante, c'è chi alla cravatta attribuisce anche una simbologia politica e di appartenenza.
Insomma la cravatta è piuù di destra o di sinistra? Maurizio Marinella, erede della sartoria napoletana, che vanta tra i suoi clienti illustri moltissimi capi di stato italiani, no ha dubbi: sta in centro. 

Ma Marinella non è l'unico marchio apprezzato dai politici e fiore all'occhiello del made in Italy. Richiestissime sono anche le cravatte firmate "Talarico". Tra chi siede in Parlamento è di gran moda mostrarne una, tanto che anche ad indossarla spesso è anche lo stesso presidente Berlusconi. Per non parlare dei grandi manager dell'alta finanza e dei leader stranieri, tra cui il presidente americano George Bush. 

 Ma i cultori più raffinati nel loro guardaroba non si fanno mai mancare le creazioni personalizzate di "Finollo", casa genovese di antica tradizione che ha sempre rifornito nomi illustri ed esponenti dell'aristocrazia europea. "La cravatta indica un modo di essere", spiega Roberto Linke, erede del marchio genovese, "e ognuno la sceglie in base al proprio sentire. Tutto, ovviamente, sempre nel rispetto dei canoni dettati dall'eleganza". 

Ma cosa dicono gli esperti di immagine? Tutti concordano su un punto: la cravatta esprime autorevolezza e credibilità e ci permette
di rafforzare anche il nostro senso di appartenenza a un gruppo piuttosto che ad un altro. L'ultima tendenza in fatto di moda è indossare la cravatta con il logo dell'azienda per cui lavoriamo, o il simbolo del club e del circolo culturale che si è soliti frequentare.
Cravatta quindi come simbolo di appartenenza, come per i College inglesi, dove ognuno ha una cravatta con simboli e colori ben precisi,
l'equivalente di quello che in passato erano le bandiere dei diversi schieramenti. E la politica lo dimostra: se come accessorio è sicuramente quello più vicino alla par condicio tra destra e sinistra, la tipologia di cravatta cambia a seconda dello schieramento e dell'area di appartenenza. Colori ben marcati e motivi rigorosi e stilizzati per il centro destra, colori più sgargianti, fantasie e disegni più informali per una parte del centro sinistra. Anche le cravatte verdi della Lega, ad esempio, hanno questo forte valore di appartenenza. 

Per tradizione la cravatta è simbolo di formalità, di rigore, di precisione, prima ancora che di eleganza, spiega il presidente di Meta Comunicazione ed esperto trend, Saro Trovato. Tutte le categorie che devono esprimere rassicurazione e autorità sono legate indissolubilmente a questo capo di abbigliamento. Un politico, come un dirigente, quando si trovano sul luogo di lavoro e in occasioni istituzionali non possono farne a meno. E per il grande stilista americano Ralph Lauren "una cravatta è il modo in cui un uomo esprime se stesso, una bella cravatta è simbolo di stile, eleganza e qualità".
Non a caso, una cravatta che sembra davvero intramontabile è la "regimental", così chiamata perchè nata in Inghilterra per distinguere gli appartenenti ad un reggimento. Un modello, questo, che negli anni ha varcato i confini britannici e ha conquistato il mondo, dettando così i canoni dell'eleganza maschile.

Gli spot sono una fotografia ben precisa di come è cambiato il modo di vedere e utilizzare la cravatta. Ai tempi di Carosello la cravatta era indispensabile, non si poteva pensare ad un personaggio che non la utilizzasse, a meno di non dover interpretare un operaio o un contadino.
Con l'avanzare del casual, la cravatta è andata quasi scomparendo, rimanendo un simbolo per identificare solo alcune e ben determinate categorie, ben annodata per dare subito un'immagine dell'attività manageriale, allentata per staccare tra il lavoro e il relax.

 
 
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